Guardo il mare
nel mormorio degli anni
il suo infinito stare
semplice ritmo, andare e divenire
liquida essenza
che cambia la distanza
tra i sogni e la speranza.
Sarà quel vento
che mi porto dentro
che abbassa prospettive,
sarà forse la metà
di tutto quel che sento
ma quando viene sera
ora che ho scarpe
e rughe in più sul viso
mi perdo nei percorsi della vita
vissuti un po’ per caso
nell’oltre di porpora vestito.
v
Cerco il verbo
e un’altra notte ancora
nell’eterea sua essenza
che scava solchi
tra spighe e fili d’erba.
Mi aspetta un altro viaggio
al limitare del mattino…
io resto qui, silenzioso e solo
serrando la porta del mio canto.