Cerco invano in ogni angolo del cielo,
negli spazi siderali, nelle terre di confine
il dilatarsi nel tempo d’una luce spenta.
Dissolvenze si denudano in tessere di memoria
a formare in questa quiete un evanescente mosaico,
che acuto irrompe dentro come patto vivo nell’oblio.
Esule destino, avvolto da taciturne foschie,
che piega e s’apre al vento in nube leggera,
impalpabile nel respiro d’attonite foglie.
Padre di tutte le acque, da fratello a fratello,
questa notte varcherò la nuda soglia del mio rimestare,
nel breve lampo di tempo in cui berrò a piene mani.
Ho atteso a lungo quest'albore in vortice sul finire,
sull’arenile madido di antiche saghe...
e mi ritrovo solo, assorto nelle dimenticanze!