Non ho dimenticato la tua voce
nell’attesa degli scambi
convogliati al suono del silenzio.
All’unisono io e te,
senza cordami di parole,
nell’insaziabile arsura
che ci cattura
dissacrando pudori,
come argini in piena
stringendo ognuno
la metà del cielo fra le mani.
Mi manchi
tra l’azzurro ed il cobalto
negli sguardi ardenti sulla pelle,
desinente al gioco estatico
la misura del sentire
si dissolve senza veli.
Sei zefiro che spira
sulla pelle nella sera,
sei l’ipocrita sentenza,
la forma più essenziale
del presente,
foss’anche suggestione
che ricopre la mia mente
e bussa nelle vene
il salto è breve
perché tu sei il tutto
di cui non posso fare senza.