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La poesia è un po’ la vita, oltre che musa ispiratrice, di Massimo Massa, visto che resta al suo fianco come una fedele compagna o diventa come una tana, un rifugio nei momenti di evasione dall’omologazione e dalla globalizzazione del verso. Il poeta vive in costante equilibrio tra la realtà quotidiana e la sua vocazione artistica. Così come la sua poetica mai aggressiva o artificiale, mai urlata e aggressiva.
Nelle poesie di Massimo Massa la lettura non coincide, quasi mai, con un approccio razionale ma con un incontro allo stesso tempo semplice e mistico, con un pensiero intessuto d’intuizioni cosmiche che riflettono concetti universali di vita, in cui ognuno può riconoscersi.

“(…) C’è bisogno di pace, qui, / sulla strada di Herat, / tra polvere e fango, / così che il vento ha confini da passare / navigando rotte verso il cielo / per restituir profumi e grappoli di vita (…)”

E quando il cuore sale in cattedra, la passione e il desiderio vestono i panni dell’eleganza che caratterizza la sua indole.

“(…) Ci alzeremo in volo dalla fredda bruma, / tra vuoti d’aria e correnti ascensionali, / sopiti, io e te, come aquile solitarie, / con le ali protese verso il cielo (…)”

Testi mai scontati e banali, con un forte senso finalistico, una voce che si innalza nella non accettazione del vissuto e del dovuto, in cui l’abile virtuosismo del lemma, mai sterile compromesso dogmatico, diventa elevazione d’ideali.
Mai uguale a se stesso, ma sempre profondamente se stesso, fedele alla morale interiore che ne guida la penna e il suo percorso umano. Una genuinità raffinata anche nei toni di denuncia e di sdegno, forte, pungente e mai dissacrante, che ben rispecchia l’animo dai contorni delineati da un vissuto permeato da ideali e, credo, mai rinnegati, pur nell’accettazione dell’amara realtà da lui ben definita ed espressa a toni, che, tra il bianco e il nero, lasciano presagire le sfumature di un arcobaleno al di là del temporale.
È lui, in tutta la sua ineguagliabile freschezza e genuinità di una mente fanciulla e mai doma, di versi sublimi che attraversano amina e cuore. È sicuramente ambizioso parlare della poetica di un autore, in quanto non si riuscirà mai ad abbracciare tutti gli aspetti della sua espressione. Ma si cerca, comunque, di tener conto del linguaggio interiore che più gli appartiene e che più lo rappresenta. Spero di essere riuscito a dipingere la tela poetica di Massimo con la mia tavolozza da giornalista che esula dal volo pindarico del poeta, ma anche i giornalisti hanno un’anima che sente e vibra e si lascia attraversare dai sentimenti.
L’autore trasmette emozioni che toccano le corde più profonde di chi legge, anche quando affronta aspetti sociali. Le poesie e la nuova opera di Massimo Massa, sono come un scrigno pieno di gemme preziose, sono come un forziere da rovistare ma che non si può barattare.

Beniamino Pascale
giornalista, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali Diocesi di San Severo