La Poesia rimane l’unico genere letterario che entra nell’anima, scorre nelle vene, sveglia le pulsioni, traghetta le emozioni, ci solleva e ci fa riflettere. Tutti i generi letterari sono ricchi, ma la poesia possiede la forza della rinascita. Nelle righe che racchiudono questa sezione della silloge, Geometrie dall’Infinito, l’autore, con consapevolezza, viaggia e trasporta la sua poesis invitandoci a indovinare. Posso chiamarlo Filosofo? Massimo è diversamente uguale e lo si vede da come dipinge le sue rime. Certamente il poeta dice per non dire, afferma e interroga, prende posizione, crea, ma parla a volte in modo astratto. Una poesia ben salda che s’iscrive in una dinamica profonda per ricercare la sua essenza e la sua esistenza. Il poeta diventa un viaggiatore infaticabile per scoprire la sua verità esistenziale. Un viandante innato che percorre l’anima – la sua – e a cui non serve nemmeno il verbo per esprimersi.
A mani nude, senza verbo, / immerso e perso nell’altrove / d’un viaggio mai concluso / da cui non so più ritornare, / che censura il peso dell’attesa / nell’aria intrisa di materia, / oltre gli schemi / che mutano sembianze / d’indecifrabili silenzi.
La poesia è bella e ricca quando interroga, pone questioni, parla e mette sul tappeto le emozioni più profonde, delicate e personali. Nelle rime di questa silloge vi sono espressioni poetiche molto raffinate, c’è da scoprire il lato interiore del nostro poeta che si presta con ardua competenza a creare immagini e quadri di qualità.
Profeta nelle sue rime, musicista nell’anima per comporre rime piroettanti, creatore e talvolta innovatore, il nostro poeta ha liberato il Verbo per interrogare l’anima.
Fintanto che m’è dato / migrerò nel mio ostinato volo / come antro di marea che s’annega / in questo o in altro cielo-
E dunque da una grande e lunga tradizione di poesia narrante, citando vari poeti che hanno segnato la poesia italiana (Tasso, Foscolo, Leopardi, Manzoni, D’Annunzio), possiamo riconoscere a Massimo questo titolo di poeta narrante. Non si ferma, parla, descrive, parla di sé. Nella ferita, e che ferita è? Nella ferita si compone questa silloge, nella ricerca di sé si recita il poema tessuto con grande creatività poetica. Il nostro viandante sfida il tempo, poiché risulta custode delle stagioni. Il poeta è terra, luce, acqua, aria. Egli è vita e ha sul palmo della mano le stagioni. La sua rappresentazione dell’infinito è eticamente bella. L’autore, concettualmente, va oltre l’infinito e scava per trovare la verità.
Dipingo traiettorie / in angoli di cielo, / in direzione una ad una, / fra concentriche spirali / che stanco di parole più non vedo.
Geometrie dall’Infinito è un canto. Bella lirica, come un rosario che si sgrana e ogni perla recita, incanta e porta luce. Ogni perla come uno specchio; ogni perla come una nota musicale. Con quest’opera l’autore ci riconduce a toccare le sue fibre creative e ci regala forti emozioni. Seguire il nostro poeta è una sfida, un valore che ci attrae per cui non rimane che abbracciare il suo pensiero per vivere:
Vorrei ricominciare / al di là delle consuetudini, / nell’avan-zare incessante / della geometria di nuovi giorni.
Cheikh Tidiane Gaye
poeta e scrittore, presidente di Africa Solidarietà Onlus