Massimo Massa è un poeta il cui percorso introspettivo è incentrato principalmente sui moti dell’anima e sulla sua evoluzione, parallelamente alla crescita umana. Certo, è ambizioso parlare della poetica di un autore, in quanto non si riuscirà mai ad abbracciare tutti gli aspetti del suo mondo interiore, ma si cercherà di avvicinarsi il più possibile al suo linguaggio emotivo e percettivo per carpirne messaggi e contenuti. Quasi scandagliarne il petto e ciò che vi contiene; forse un po’ spioni del sentire umano, navighiamo tra i flutti del sangue e i meandri della mente dello scrittore.
La poesia affronta le tematiche più disparate; trasforma in sensazioni ed emozioni tutto ciò che circonda e sfiora le nostre corde più profonde, passando anche attraverso aspetti del sociale. In Massimo Massa, pur abbracciando l’intero universo fisico e metafisico, ci troviamo al cospetto di una poetica delicata ed eterea, impalpabile e profondamene introspettiva, per cui, nel tempo mi è sorto spontaneo l’appellativo di “poeta dalla grande anima e uomo dal grande animo.”
Credo di potere affermare, in tutta l’umiltà che mi rappresenta, avendolo conosciuto non solo come poeta, ma anche come amico e in seguito collaboratore poetico e letterario, che in lui entrambi gli aspetti convivono in una serena e naturale alternanza di pensiero e di agire e che l’uomo e il poeta si compenetrano perfettamente, in un incastro di naturale armonia.
Tra anima e animo esiste una differenza di estensione concettuale, per cui, pur avendo i due termini la stessa origine epistemologica, con Animo si fa più riferimento alla psiche, alla mente e alla volontà, mentre l’Anima è un concetto essenzialmente metafisico e spirituale; i greci la identificavano con il respiro, con la parte vitale di un essere vivente; quindi anima è vita.
E per Massimo la poesia è vita, compagna nel suo percorso di crescita umana, ombra fedele che di volta in volta ha assunto gli aspetti più rappresentativi del suo vissuto, nonostante egli si sia cimentato in passato, anche nella pittura, fotografia e astronomia.
Il nostro Autore aveva varie sillogi nel cassetto, frutto dei suoi pensieri e dei suoi meditativi momenti e tormenti, gioie e dolori, quasi un diario del suo peregrinare umano, e ora che gli impegni della quotidianità gli hanno concesso un attimo di tregua dagli affanni di sempre, ha deciso di condividere ancora una volta i suoi scritti, affinché le sue creature prendessero vita e potesse tenerle fra le mani. Parlare della abilità versificatoria del nostro Autore non è facile perché nella sua apparente semplicità il suo pensiero è articolato e tessuto in maglie e reticoli esistenziali.
Potrebbe sembrare un paradosso, ma è mia convinzione che la persona semplice, trasparente, abbia un substrato emotivo e percettivo permeato di estrema sensibilità che lo rende portatore sano di un vastissimo mondo interiore, difficile da interpretare nella cristallizzazione delle sue tante sfaccettature e nelle tenui cromìe di un incedere estremamente soggettivo, scevro dai fardelli imposti dal vivere in simbiotiche comunioni di pensiero, che ai nostri giorni rendono simili e senza volto le moltitudini.
Catapultati nell’universo tecnologico in cui tutto scorre e corre senza soste, diviene arduo ascoltare la voce interiore che si perde e si confonde nel frastuono della quotidianità, e che fatichiamo a fare nostra, ma con la poetica del Massa riusciamo a riappropriarci delle sensazioni primordiali che per natura ci appartengono e a cui spesso non tendiamo l’orecchio.
Riscopriamo il richiamo all’amore nel senso lato della parola: amore per la vita al di sopra di ogni cosa, perché vivere vuol dire amare e Massimo ama come un cerchio perfetto che si racchiude: non si ama se non si è vivi e non si è vivi senza amore.
Per il nostro autore vivere è libertà di essere, essere ciò per cui siamo nati, senza le catene del pensiero evolutivo che impedisce il librarsi al di sopra dei condizionamenti imposti, ma non c’è anarchia in tutto questo perché i valori che egli stesso ha modellato sulla sua persona lo tengono ancorato saldamente al reale: alla sua famiglia, ai suoi figli, agli affetti, in una dicotomia che si nega e si concede allo stesso tempo, che prende e che dà, equilibrando le emozioni ai bisogni, agli istinti e ai desideri, in modo che il piatto della bilancia non penda mai solo da un solo lato, “perché Massimo si slega dai pensieri che si porta dentro, ma alla stessa maniera per mezzo di loro si rende libero.” La sua anima vive in un costante sereno equilibrio, alla stessa maniera della sua poetica, mai aggressiva, mai urlante, mai graffiante.
E questo equilibrio da lui tanto ricercato è il leitmotiv del suo cammino, alla ricerca continua dell’esistenza che delinea con la sua penna, dove non esistono tesi e antitesi, dove il tutto si ricongiunge al quid immaginario che egli vorrebbe reale e a cui incessantemente anela, ridisegnandolo e rimodellandolo a guisa dei suoi pensieri catartici che lindano l’anima dal grigiore del tempo e delle ore, sulle ali del gabbiano che rappresentano il volo pindarico del suo essere e in cui ama immedesimarsi. Si cerca, si ricerca continuamente, si domanda, ma non si aspetta risposte, consapevole che dovrà cercarle unicamente in lui stesso, scoprendole solo nel suo vivere in “astratto sentimento.”
Nelle sue poesie la lettura non coincide quasi mai con un atto razionale, ma a un incontro quasi mistico con il suo ritmo segreto, con il suo pensiero intessuto da intuizioni cosmiche che riflettono concetti universali di vita in cui ognuno può riconoscersi. La semantica, il suono e il ritmo, si sposano così naturalmente nei suoi versi, annullando il pragmatismo impresso dalle parole a favore del determinismo in cui signoreggiano il cuore e la fantasia.
E quando il cuore sale in cattedra, la passione e il desiderio vestono i panni dell’eleganza che caratterizza la sua indole, spogliandosi di ogni sovrastruttura che ne imprigioni la spontaneità.
Una spinta emozionale in ascesa continua nel versificare sulle onde della passionalità, nella raffinata ricercatezza di un lessico che non lascia mai nulla al caso, ereditata sicuramente dalla mente attenta e metodica dell’informatico, quale egli è nella vita, per cui armonicamente ogni particolare è soggetto ad un’attenta visione analitica che rende le sue opere complete sotto ogni aspetto linguistico, mentre per ciò che riguarda il contenuto, a scrivere è l’anima che in un percorso introspettivo continuo e incessante diventa di volta in volta, passione, amore, libertà, vita.
Nell’attraversare i suoi versi mi arriva forte la sensazione che lui laceri a parole la propria essenza e quando il lettore e la poetica si incontrano, il mix delle sensazioni percettive, delle emozioni ricevute coinvolge, avvolge e diventa musica… diventa musica dell’anima. Eterea, impalpabile.
Un Oceano di emozioni. L’Oceano nell’Anima.
Maria Teresa Infante
scrittrice