Il dopo che verrà. Nei giorni dell’altrove
Quest’ultimo lavoro letterario di Massimo Massa La terza stagione – Il tempo della vita e quel che resta è suddiviso in tre sezioni, caratterizzate da una valenza tematica. La sezione che prenderò in esame si intitola Il dopo che verrà / Nei giorni dell’altrove, titolo simbolico e intrigante; Il dopo che verrà sembra richiamare l’immagine di un tempo, quasi anarchico e irrazionale ma nel contempo messaggero di nuove narrazioni Nei giorni dell’altrove e sembra quasi suggerire l’ampliarsi di un orizzonte oltre il tempo già passato in un tempo quasi “contemplativo”, meditativo, pensoso. Il poeta cerca, attraverso l’immaginazione, di carpire o cogliere, oltre le apparenze, il senso autentico dell’essere al mondo, il perché, il che cosa e qual è il nostro compito ne La terza stagione della nostra vita, del nostro viaggio terreno. Cercare il senso al nostro esistere e avere coscienza del tempo che scorre, inesorabilmente, rendono l’opera poetica di Massimo Massa un’opera intimistica, in cui il poeta mette a nudo, senza infingimenti o ipocrisie, la sua fragilità, fragilità che è propria dell’uomo in genere. Riecheggia, in questa sezione, un anelito di speranza, come possiamo notare nella poesia Tra le infinite spiagge: Vorrei essere un intero/ dell’infinito istante/ frazione alla deriva/ o solo un resto decimale/ fra le cifre di un quoziente/ che sfugge al rigore di un’assioma. Bellissimi versi questi di Massimo Massa, il poeta con pacata inquietudine esprime un profondo tormento interiore che nella seconda strofa s’intreccia col silenzio e l’ossessione di sogni e di passioni, culminando, infine, in una espressione di rabbia e dal tono acceso, definendo il tempo, tempo avaro. L’ultima frase di questa strofa ha un tono forte, purtroppo il nostro tempo finirà, “il nostro tempo” sempre poco e breve. Il poeta Massa rifacendosi agli insegnamenti del filosofo Seneca esprime nei versi di questa sezione il grande desiderio di voler vivere pienamente tutto il proprio tempo allo studio, alla conoscenza, alla vita attiva; infatti nel De brevitate vitae Seneca, ben consapevole della preziosità del nostro tempo, invita l’amico Paolino a vivere nel migliore dei modi ogni secondo della nostra vita, perché solo così l’uomo può accogliere, con animo sereno, il tempo che ci è stato assegnato dalla sorte, perché purtroppo la morte è un punto fisso sul nostro orizzonte e allora basta ascoltare più spesso noi stessi e sollevare lo sguardo, così come afferma Erling Kagge. Ma resta sempre l’interrogativo: è davvero nel tempo che si misura la durata di una vita? o nella capacità di fare tesoro di ogni momento? Con un dire altamente lirico il poeta, nella poesia La terza stagione, descrive il senso di precarietà della nostra vita, avvalendosi di immagini metaforiche Ora siedo ad aspettare/ tra le cose che mi restan/o di questa terza stagione/ finchè il silenzio sarà sudario/ e la mia notte/ avrà l’insonnia dentro. Questo brano composto da sei versi descrive, in maniera inconfutabile, un sentimento di rassegnazione e di amara disillusione e lascia intravedere un senso profondo di solitudine e di nostalgia, intessuti di memoria, attesa, silenzi, assenza. Certo scrivere in versi poetici questo senso di smarrimento è come aprire degli spiragli di luce e quando lo smarrimento porta via con sé il senso di vuoto e di nulla tutto si ricompone, le incrinature s’infrangono nelle parole, ma qualcosa resta come traccia e quindi lo scrivere aiuta a colmare le crepe, ad attutire il dolore. La voce della poesia prorompe da dentro ed è una poesia che non nasconde le incrinature, quella di Massimo Massa è una poesia che non ammette compromessi, che tende le mani, che getta lo sguardo altrove, che non affonda. La vita, quindi, procede, pur restando ambigua, ma in armonia Ombra senza nome inebriata quasi dal rincorrersi delle ipotesi. E allora il poeta Massa si lascia sorprendere dai lastricati d’incertezze, dal fluire incostante dei rimandi e dagli infiniti numeri dei giorni contando i passi come sillabe di un verso, tentando di richiamare alla memoria il passato lieto e così le immagini scorrono nella sua mente, perdendosi nei ricordi, ebbri di fragranze. Infine questa irrequietudine si dipana, si “disvela”, il poeta esemplifica in versi la speranza, si riappropria della sua condizione esistenziale e affida all’impeto creativo della poesia quell’energia, quegli ideali che sono stati linfa del suo mondo storico e metafisico.
Tina Ferreri
docente in quiescenza di Storia e Filosofia